L’Arcivescovo Angelo Scola presiede la Messa di commemorazione e lancia un messaggio alle nostre comunità: «NON SPAVENTARSI DEI MUTAMENTI E COLTIVARE LA COMUNITÀ»
Da http://www.incrocinews.it/
I palloncini di tre colori, come le tre sezioni della scuola dell’infanzia “Santa Maria del Carmine”, lasciati andare nel cielo stellato, dalle mani dei bimbi che circondano l’Arcivescovo a Melegnano sul raccolto sagrato della parrocchia del Carmine, sono il simbolo e insieme il segno di un fiducioso futuro che non dimentica la tradizione e si apre ai molti mutamenti anche qui in atto.
Il cardinale Scola, accolto dalla banda musicale cittadina, da gente di tutte le età, dalle autorità civili, tra cui il sindaco Bellomo e la vicesindaco, dal glorioso e numeroso Gruppo Scouts (che conta settant’anni), dai sacerdoti concelebranti, è in questo angolo della “Bassa” in sesta Zona pastorale, per il cinquantesimo di fondazione della chiesa, appunto del “Carmine”, che tuttavia, può vantare una ben più lunga vita sul territorio, attraverso la presenza monastica del Carmelo attestata fin dal quattordicesimo secolo.
Il saluto di benvenuto, affidato al parroco don Renato Mariani – è un ringraziamento per l’Arcivescovo e un modo per fare memoria e onorare i tanti parrocchiani del rione del Carmine che, lungo mezzo secolo, hanno costruito la parrocchia – per un quarantennio, il parroco fu don Giuseppe Pellegatti –, con una fede semplice e sincera».
Di riconoscenza parla il Cardinale «dal momento che fino a qualche decennio fa, quasi tutti gli abitanti dal parrocchia portavano lo scapolare della devozione mariana», e, in effetti, non moltissimi, ma qualcuno lo si nota ancora sulle spalle, tra la gente che affolla la chiesa dove i tradizionali Dodici Kyrie ambrosiani aprono l’Eucaristia, concelebrata dal parroco, dal Neovicario episcopale di Zona, Padre Michele Elli, dal decano don Giorgio Allevi, da don Andrea Tonon, vicario parrocchiale e residente al Carmine, così come residente è don Paolo Fontana, responsabile del Servizio diocesano per la Pastorale della Salute.
«Tutti abbiamo una qualche esperienza di cosa significhi la carenza di acqua come io stesso ho visto a Erbil, nel Kurdisthan iracheno (il campo profughi che il Cardinale ha visitato a giugno scorso), dove vivono più di tre milioni di abitanti in pieno deserto, moltissimi dei quali, per la guerra, hanno perso tutto in una notte. La delicatezza di Elìa, che si reca sulla cima del Carmelo e assume l’atteggiamento di preghiera molto singolare inginocchiandosi e invocando la pioggia, racconta ciò che ha nel cuore: l’atteggiamento di rivolgere a Dio i propri pensieri».
Quegli stessi desideri che, magari confusamente, «anche noi abbiamo nascosti, se in una sera ci siamo portati sino in Chiesa, lasciando le case dopo una settimana di lavoro».
E se proprio alla piccola nuvola, grande come una mano, ottenuta da Elia e da cui scaturisce la grande pioggia che soccorre, è stata paragonata dai Padri della Chiesa la Madonna del Carmelo, l’insegnamento è chiaro. «Anche lei era una piccola donna, secondo l’usanza di allora, forse di una quindicina di anni. Come dice il Magnificat, “Dalla piccolezza di questa umile ragazza viene il figlio di Dio” che stasera ci ha convocato dalle nostre case».
Il pensiero è, poi, per San Paolo – “Dio che mandò il suo Figlio nato da donna”, come scrive – «in cui possiamo notare la visione di quale umiltà, fosse lo straordinario concepimento di Maria, tanto che Paolo non la nomina nemmeno per nome, a indicare che Maria deve essere la forma e il modello di ogni donna».
Il riferimento, oltre ogni complessità, è alla felicità, al compimento, i termini che tornano nella pagina evangelica.
«Per il vostro cammino futuro l’Arcivescovo lascia la speranza di una vita bella nella prospettiva della Comunità pastorale (che, prossimamente unirà il “Carmine” alle parrocchie melegnanesi “Natività di San Giovanni Battista” e “San Gaetano”). Vi invito a essere così liberi, tesi al compimento, semplici e umili, da accettare questo passo che vi viene domandato. Non si tratta solo della diminuzione dei preti, ma occorre che, senza perdere le caratteristiche fondamentali della vostra comunità di Santa Maria del Carmine, entriate in una mentalità più missionaria».
E, alla fine, il Cardinale torna sul «bel clima familiare che qui si respira, perché i rapporti tra noi sono determinanti». Vi chiedo di mantenerlo, «guardando al futuro, raccontando con forza la famiglia, perché senza tale punto fermo, come soggetto portante della società, il cristianesimo perde il suo carattere di incarnazione. Bisogna anche che i giovani imparino ad amare, per capire la vocazione specifica che ognuno ha, anche se oggi tutti credono di sapere già tutto.
Il fenomeno massiccio della migrazione ci mette a dura prova, anche perché viene a coincidere con un momento di fatica, per il lavoro che manca per i nostri giovani. Per questo è importante avere il pensiero di Cristo e che ognuno, nel proprio ambito, faccia la sua parte. È come un grande tempo pieno di avventura: guardate alla Comunità pastorale con speranza, perché valorizzerà tutto».